Allen Ginsberg e Gregory Corso a New York (1973) |
Nella mano fuggevole del tempo di Gregory Corso
Sui gradini del manicomio luminoso
odo la campana barbuta battere per il prato di bosco
l'estremo rintocco del mio mondo
salgo ed entro in una infuocata assemblea di cavalieri
questi ignari della mia presenza espongono piani di
pergamena
e con dita inguainate fanno risalire il mio arrivo
su su fino a quando stavo sui neri gradini di Roma Nerone
con la cetra
nelle mie braccia il filosofo lamentoso
l'estremo singulto della storia folle
Ora la mia presenza è nota
il mio arrivo segnato da macchie miniate
Le grandi vetrate del Paradiso si aprono
In polvere radiosa si disfano le tende del Passato
Arrivano in volo stormi di uccelli multicolori
Ali lievi lucenti oh la meraviglia della luce
Il Tempo mi prende per mano
nato il 26 marzo 1930 sono sospinto a 100 all'ora sul vasto
mercato della scelta
cosa scegliere? cosa scegliere?
Oh - - - e lascio la mia camera arancione del mito
nessuna possibilità di mettere sotto chiave i miei
giocattoli di Zeus
Scelgo la camera di Bleecker Street
Una madre bambina mi ingozza con un pallido seno milanese
Poppo mi divincolo grido oh madre olimpia
strano questo seno per me
Nevi
Decennio di asfalto ghiacciato cavalli condannati
Sogni deboli
Corridoi scuri della Scuola Pubblica 42
Tetti Piccioni con colli di topo
Sospinto a 100 all'ora per queste strade mafiose fin troppo
reali
profondamente depongo le mie ali d'Ermes
Oh Tempo sii misericordioso
gettami sotto la tua umanità di automobili
dammi in pasto a giganteschi grattacieli grigi
riversa il mio cuore nei tuoi ponti
io rinuncio alla mia lira d'orfica futilità
E per tale tradimento salgo questi luminosi pazzi gradini
ed entro in questa stanza di luce paradisiaca
effimero
Il tempo
un cane lungo lunghissimo dopo aver rincorso la sua coda
orbitante
viene ad afferrarmi la mano
e mi guida nella vita condizionale
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