Copertina del libro di Robert Lowell |
Mr. Edwards e il ragno di Robert Lowell
Vidi i ragni camminare nell’aria,
galleggiando d’albero in albero quel giorno stantio
del tardo agosto quando il fieno
giungeva cigolando al fienile. Ma dove
il vento è dell’ovest,
dove il nocchioso novembre fa volare i ragni
nelle apparizioni del cielo,
essi cercano soltanto pace e muoiono
presto dirigendosi a levante, verso l’alba e il mare;
che cosa siamo nelle mani del grande Iddio?
Invano tu ponesti spine e rovi
in ordine di battaglia contro il fuoco
e il tradimento crepitante nel tuo sangue;
poiché le aspre spine s’ammansano
e non faranno nulla per opporsi alla fiamma;
le tue ferite narrano la partita senza scampo
che tu giochi contro una malattia che non puoi curare.
Quanto saranno forti le tue mani? Quanto resisterà il cuore?
Una cosa minuta, un vermiciattolo,
o un ragno con emblema di clessidra, si racconta,
può uccidere una tigre. Rispecchierà
il morto la natura e dichiarerà
ai quattro venti il lezzo
e il lampo della sua autorità? È giusto
se Dio che ti trattiene sul pozzo dell’inferno,
come uno tiene un ragno, distruggerà,
confonderà e dissolverà la tua anima. Da fanciullo
nella palude di Windsor, vidi il ragno morire
gettato nelle viscere del fuoco feroce:
non c’è lunga lotta, nessun desiderio
di rimettersi in piedi e fuggire –
allunga le zampe
e muore. Questo è l’ultimo rifugio del peccatore,
sì, e nessuna forza usata sulla calura
ritempra allora la volontà soppressa, quando dolorante
e pieno di fuoco esso sibilerà sul mattone.
Ma chi può misurare fino in fondo l’inabissarsi di
quell’anima?
Josiah Hawley, immaginati messo
in una fornace di mattoni la cui vampa
fa carbone dei tuoi teneri organi vitali –
se misurato con la clessidra
come parrà bruciare a lungo! Lascia passare
un minuto, dieci, dieci trilioni; ma la fiamma
è infinita, eterna: questa è la morte,
morire e saperlo. Questa è la Vedova Nera, la morte.