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Ritratto di Federigo Tozzi, Ottorino Lorenzoni |
Maiolica dipinta di Federigo Tozzi
La luna mi pareva come
un’ernia
di tutto il cielo simile
alla polpa
d’un frutto marcio come la
mia colpa,
che nell’asse infinito mi
s’impernia.
E qualche uccello nero se ne
andava
gracchiando alle pareti
delle nebbie;
e le ombre lo battevan come
trebbie.
E dopo solo e triste mi
lasciava.
Ma non sì solo che Eva con
Adamo
non sentissi in un’anima
lontana;
e stringendoci insieme, a
una fontana
senza lacrime poi ci
specchiavamo.
E sopra la montagna più
deserta
cadde il mio cuore; ma non
so da dove.
E da quel luogo mai più non
si muove,
come se fosse abbarbicato
all’erta.