Il villaggio di Damavand, Kamal-ol-Molk |
Edera di Sohrāb Sepehri
Passavo dal confine del mio sogno
l’ombra oscura di un’edera
era ricaduta su tutta questa rovina.
Quale impavido vento
portò mai il seme di quest’edera nel territorio del
mio sogno?
Dietro le vitree porte delle visioni
nella palude senza sfondo degli specchi
ove morivo un pezzo di me, cresceva un’edera
come se attimo dopo attimo si versasse nel mio vuoto
ed io nel suono del suo sbocciare
attimo dopo attimo morissi me stesso.
Crolla il tetto del portico
e il ramoscello dell’edera si attorciglia intorno a
tutte le colonne.
Quale impavido vento
portò mai il seme di quest’edera nel territorio del
mio sogno?
Crebbe l’edera
spuntò il suo ramoscello dal fondo del mio trasparente
sogno.
fui nella visione
arrivò l’alluvione del risveglio.
Aprii gli occhi [immersi] nella rovina del sogno:
l’edera si era attorcigliata a tutta la mia vita,
nelle sue vene, ero io che scorrevo.
La sua vita in me aveva radici
era tutto me stesso.
Quale impavido vento
portò mai il seme di quest’edera nel territorio del
mio sogno?