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La morte di Giacinto, Jean Broc
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Dal "De Profundis" di Oscar Wilde
Come tutte le nature poetiche, egli
amava gl’ignoranti. Ben egli sapeva che nell’anima d’un essere ignorante c’è
sempre posto per una grande idea. Ma non poteva sopportare gli stupidi, specie
coloro che sono resi tali dall’educazione: gli uomini pieni d’opinioni delle
quali non ne capiscono neppur una - tipo particolarmente moderno, messo in luce
da Cristo quando lo dipinge come il tipo di colui che possiede la chiave della
conoscenza, ma che, incapace di servirsene per conto proprio, impedisce anche
agli altri di usarla, quantunque essa possa aprire la porta del regno del
Cielo.
Contro i Filistei egli condusse la sua
più fiera campagna. È la guerra che devono combattere tutti i figli della luce.
Il Filisteo era la figura caratteristica dell’età e dell’ambiente nel quale
Cristo viveva. Con la loro massiccia inaccessibilità alle idee, la loro opaca
rispettabilità, la loro noiosa ortodossia, con la loro esclusiva preoccupazione
del lato volgarmente materialistico della vita e la loro prosopopea di se
stessi e della propria importanza, i Giudei di Gerusalemme, al tempo di Cristo,
erano l’immagine esatta del filisteismo britannico del nostro tempo.
Cristo si beffò dei “sepolcri
imbiancati” e la sua frase rimase eterna. Trattò il successo materiale come una
cosa da disprezzarsi assolutamente. Non voleva vedere in esso nulla
d'importante. Considerava la ricchezza come un ingombro per l’uomo. Non voleva
affatto sentir parlare di sacrificio della vita a un qualunque sistema di
pensiero o di morale. Mostrò che le forme e le cerimonie erano fatte per l’uomo
e non già l’uomo per le forme, le convenzioni e le cerimonie. Prese l’idolatria
del sabato a bersaglio delle sue sfide. Le filantropie a freddo, le ostentate
carità pubbliche, i massacranti formalismi così cari allo spirito dei mediocri
- tutto denunciò con uno sdegno implacabile. Per noi l’ortodossia è
semplicemente un’acquiescenza facile e idiota, ma per essi nelle loro mani era
una tirannide terribile e paralizzatrice. Cristo la ripudiò. Sostenne e provò
che soltanto lo spirito contiene un valore. Quasi con un maligno piacere
dimostrava loro che, malgrado la lettura continua della legge e dei profeti,
essi non avevano, in realtà, la più pallida idea di quel che le une e gli altri
significassero. Al contrario della loro suddivisione di ogni giornata in una
serie fissa di pratiche prescritte, come un trito di menta e di ruta, egli
predicò l’enorme valore di vivere per l'ora presente.
Coloro ch’egli salvò dai peccati,
furono salvi soltanto per merito di alcuni momenti belli nella loro vita. Nel
veder Cristo, Maria Maddalena spezza il ricco vaso d’alabastro donatole da uno
dei suoi sette amanti e sparge gli aromi sui piedi stanchi e polverosi del
Maestro; ed è appunto in forza di questo momento unico ch’ella è posta per
sempre, con Ruth e Beatrice, in mezzo alle ghirlande di rose bianche del
Paradiso.
Tutto ciò che Cristo c’insegna con
piccoli moniti si è che ogni istante della nostra vita deve essere bello, che
l’anima ha da essere pronta per l’arrivo dello sposo, sempre attenta alla voce
dell'amante - poiché il Filisteismo è semplicemente quel lato dell’indole
dell’uomo che non s’illumina alla fiamma dell’immaginazione. Cristo vede tutte
le più splendide facoltà della vita come delle attitudini luminose: la stessa
immaginazione è la luce del mondo. Il mondo è creato da lei e tuttavia non la
comprende; il che si spiega, poiché l’immaginazione è un manifestarsi
dell’amore ed è l’amore e la facoltà d’amare che distinguono tra loro gli
esseri umani.
Sennonché, è nelle sue relazioni con i
peccatori che Cristo è sopra tutto romantico, nel senso più reale della parola.
Il mondo aveva sempre venerato i santi, perché sono i più prossimi alla
perfezione di Dio. Cristo, invece, guidato da un istinto divino, sembra che
abbia sempre amato il peccatore come il più prossimo alla perfezione dell’uomo.
Il suo desiderio originario non era già
quello di redimere gli uomini - come non era di lenire il dolore. Trasformare
un ladro interessante in un onest’uomo noioso - non era proprio il suo scopo.
Egli avrebbe avuto una ben misera idea della Società per la Redenzione dei
Carcerati e d’altre iniziative moderne del medesimo genere. La conversione d’un
pubblicano in un fariseo non gli sarebbe parsa un atto molto degno di gloria.
Ma egli considerava il peccato e la sofferenza in una maniera che il mondo non
ha per nulla compreso, come due cose belle e sante, come forme di perfezione.
Questa sembra un’idea
pericolosa ed è pericolosa, di fatti, come tutte le grandi idee. Ma non c’è
nessun dubbio ch’era veramente il credo di Cristo. Ed io non esito a ritenerla
una verità straordinaria.