martedì 21 giugno 2016

Padre Nostro, poesia meditativa

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Padre nostro che sei nei cieli,
sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno,
sia fatta la tua volontà
come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano,
e rimetti a noi i nostri debiti
come noi li rimettiamo ai nostri debitori,
e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male.

lunedì 13 giugno 2016

Wilde, gioiosa bellezza prigione

La morte di Giacinto, Jean Broc



Dal "De Profundis" di Oscar Wilde


Come tutte le nature poetiche, egli amava gl’ignoranti. Ben egli sapeva che nell’anima d’un essere ignorante c’è sempre posto per una grande idea. Ma non poteva sopportare gli stupidi, specie coloro che sono resi tali dall’educazione: gli uomini pieni d’opinioni delle quali non ne capiscono neppur una - tipo particolarmente moderno, messo in luce da Cristo quando lo dipinge come il tipo di colui che possiede la chiave della conoscenza, ma che, incapace di servirsene per conto proprio, impedisce anche agli altri di usarla, quantunque essa possa aprire la porta del regno del Cielo.
Contro i Filistei egli condusse la sua più fiera campagna. È la guerra che devono combattere tutti i figli della luce. Il Filisteo era la figura caratteristica dell’età e dell’ambiente nel quale Cristo viveva. Con la loro massiccia inaccessibilità alle idee, la loro opaca rispettabilità, la loro noiosa ortodossia, con la loro esclusiva preoccupazione del lato volgarmente materialistico della vita e la loro prosopopea di se stessi e della propria importanza, i Giudei di Gerusalemme, al tempo di Cristo, erano l’immagine esatta del filisteismo britannico del nostro tempo.
Cristo si beffò dei “sepolcri imbiancati” e la sua frase rimase eterna. Trattò il successo materiale come una cosa da disprezzarsi assolutamente. Non voleva vedere in esso nulla d'importante. Considerava la ricchezza come un ingombro per l’uomo. Non voleva affatto sentir parlare di sacrificio della vita a un qualunque sistema di pensiero o di morale. Mostrò che le forme e le cerimonie erano fatte per l’uomo e non già l’uomo per le forme, le convenzioni e le cerimonie. Prese l’idolatria del sabato a bersaglio delle sue sfide. Le filantropie a freddo, le ostentate carità pubbliche, i massacranti formalismi così cari allo spirito dei mediocri - tutto denunciò con uno sdegno implacabile. Per noi l’ortodossia è semplicemente un’acquiescenza facile e idiota, ma per essi nelle loro mani era una tirannide terribile e paralizzatrice. Cristo la ripudiò. Sostenne e provò che soltanto lo spirito contiene un valore. Quasi con un maligno piacere dimostrava loro che, malgrado la lettura continua della legge e dei profeti, essi non avevano, in realtà, la più pallida idea di quel che le une e gli altri significassero. Al contrario della loro suddivisione di ogni giornata in una serie fissa di pratiche prescritte, come un trito di menta e di ruta, egli predicò l’enorme valore di vivere per l'ora presente.
Coloro ch’egli salvò dai peccati, furono salvi soltanto per merito di alcuni momenti belli nella loro vita. Nel veder Cristo, Maria Maddalena spezza il ricco vaso d’alabastro donatole da uno dei suoi sette amanti e sparge gli aromi sui piedi stanchi e polverosi del Maestro; ed è appunto in forza di questo momento unico ch’ella è posta per sempre, con Ruth e Beatrice, in mezzo alle ghirlande di rose bianche del Paradiso.
Tutto ciò che Cristo c’insegna con piccoli moniti si è che ogni istante della nostra vita deve essere bello, che l’anima ha da essere pronta per l’arrivo dello sposo, sempre attenta alla voce dell'amante - poiché il Filisteismo è semplicemente quel lato dell’indole dell’uomo che non s’illumina alla fiamma dell’immaginazione. Cristo vede tutte le più splendide facoltà della vita come delle attitudini luminose: la stessa immaginazione è la luce del mondo. Il mondo è creato da lei e tuttavia non la comprende; il che si spiega, poiché l’immaginazione è un manifestarsi dell’amore ed è l’amore e la facoltà d’amare che distinguono tra loro gli esseri umani.
Sennonché, è nelle sue relazioni con i peccatori che Cristo è sopra tutto romantico, nel senso più reale della parola. Il mondo aveva sempre venerato i santi, perché sono i più prossimi alla perfezione di Dio. Cristo, invece, guidato da un istinto divino, sembra che abbia sempre amato il peccatore come il più prossimo alla perfezione dell’uomo.
Il suo desiderio originario non era già quello di redimere gli uomini - come non era di lenire il dolore. Trasformare un ladro interessante in un onest’uomo noioso - non era proprio il suo scopo. Egli avrebbe avuto una ben misera idea della Società per la Redenzione dei Carcerati e d’altre iniziative moderne del medesimo genere. La conversione d’un pubblicano in un fariseo non gli sarebbe parsa un atto molto degno di gloria. Ma egli considerava il peccato e la sofferenza in una maniera che il mondo non ha per nulla compreso, come due cose belle e sante, come forme di perfezione.
Questa sembra un’idea pericolosa ed è pericolosa, di fatti, come tutte le grandi idee. Ma non c’è nessun dubbio ch’era veramente il credo di Cristo. Ed io non esito a ritenerla una verità straordinaria.




giovedì 2 giugno 2016

Gatto, isola ermetica

Le infinite possibilità di esistere, Alighiero Boetti



Quanti nomi, quante cose di Alfonso Gatto


C'è chi si chiama «leone»,
chi «bianco», chi «rosso».
Son tutti nomi
per tutte le cose;
per tutti i paesi,
Campoleone
Monterosso
Castelletto
e duomi, rose, falò accesi.
Quanti nomi, quante cose!
Chi per primo rispose
a sentirsi chiamare:
gli uomini o le cose,
le montagne o il mare?