giovedì 4 giugno 2015

Gozzano, le buone cose di pessimo gusto

Autoritratto nell’atelier, Ramon Casas




I colloqui di Guido Gozzano

I.

«I colloqui»... Rifatto agile e sano
aduna i versi, rimaneggia, lima,
bilancia il manoscritto nella mano...

- Pochi giochi di sillaba e di rima:
questo rimane dell'età fugace?
È tutta qui la giovinezza prima?

Meglio tacere, dileguare in pace
or che fiorito ancora è il mio giardino,
or che non punta ancora invidia tace.

Meglio sostare a mezzo del cammino
or che il mondo alla mia Musa maldestra.
quasi a mima che canta il suo mattino,
soccorrevole ancor porge la destra.

II.

Ma la mia Musa non sarà l'attrice
annosa che si trucca e pargoleggia,
e la folla deride l'infelice;

giovine tacerà nella sua reggia,
come quella Contessa Castiglione
bellissima, di cui si favoleggia.

Allo sfiorire della sua stagione,
disparve al mondo, sigillò le porte
della dimora, e ne restò prigione.

Sola col Tempo, tra le stoffe smorte,
attese gli anni, senz'amici, senza
specchi, celando al Popolo, alla Corte
l'onta suprema della decadenza. 

III.

L'immagine di me voglio che sia
sempre ventenne, come in un ritratto;
amici miei, non mi vedrete in via,

curvo dagli anni, tremulo, e disfatto!
Col mio silenzio resterò l'amico
che vi fu caro, un poco mentecatto;

il fanciullo sarò tenero e antico
che sospirava al raggio delle stelle,
che meditava Arturo e Federico,

ma lasciava la pagina ribelle
per seppellir le rondini insepolte,
per dare un'erba alle zampine delle
disperate cetonie capovolte...

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