lunedì 19 gennaio 2015

Ginsberg, poeta all'idrogeno

Urlo di Edward Munch



Urlo di Allen Ginsberg

A Carl Solomon

Ho visto le migliori menti della mia generazione distrutte dalla
follia, affamate isteriche nude,
trascinarsi nei quartieri negri all'alba
in cerca di un sollievo astioso,
alternativi dalle teste d'angelo in fiamme per l'antica celeste
connessione con la dinamo stellata nel meccanismo
della notte,

che in poverta' e stracci e occhi vuoti e fatti sedevano
fumando nell'oscurita' soprannaturale di
appartamenti con acqua fredda galleggianti tra le cime delle citta'
contemplando il jazz,
che esponevano i cervelli al Cielo sotto l'El[1] e
vedevano angeli maomettani barcollare illuminati su tetti
condominiali,
che attraversavano universita' con freddi occhi splendenti
allucinando l'Arkansas e la tragedia della Blake-light[2]
fra gli studiosi della guerra,
che venivano espulsi dalle accademie per estremismo &
pubblicazione di odi oscene sulle finestre del
cranio,
che si annidavano in stanze non sbarbate in mutande, bruciando
i loro soldi in cestini dei rifiuti e ascoltando
il Terrore attraverso il muro,
che venivano perquisiti nelle barbe pubiche tornando via
Laredo con una cintura di marijuana per New York,
che mangiavano fuoco in alberghi riverniciati o bevevano trementina a
Parco Paradiso, morte, o purgatoriavano i propri
busti notte dopo notte
con sogni, con droghe, con incubi a occhi aperti,
alcol e cazzo e palle infinite,
incomparabili vicoli ciechi di nuvola vibrante e
fulmine nella mente scagliata verso i poli di
Canada & Paterson, che illumina tutto l'im-
moto mondo del Tempo in mezzo,
solidita' di Peyote di saloni, albe di cimitero dell'albero verde del
cortile, ubriachezza di vino sui tetti,
borghi commerciali di giretto da fumati semaforo lampeggiante
al neon, vibrazioni di sole e luna
e albero nelle ruggenti foschie invernali di Brooklin,
proclami Ashcan e luce mentale di re gentile,
che si incatenavano a metropolitane per l'interminabile
corsa da Battery al benedetto Bronx sotto benzedrina
finche' il rumore di ruote e bambini li faceva scendere
tremanti con la bocca convulsa e abbattuti il cervello inaridito
tutti drenati di splendore nella sconfortante luce di Zoo,
che si immergevano tutta la notte in luce sottomarina di Blickford's
emergevano e sedevano a smaltire la birra svaporata dopo
mezzogiorno in un desolato Fugazzi's, ascoltando il frastuono
d'inferno dal jukebox a idrogeno,
che parlavano senza interruzione settanta ore da parco a
casa a bar a Bellevue a museo al Ponte
di Brooklin,

[..]

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